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La Camera delle Meraviglie diventa documentario
La “ Camera delle Meraviglie ” si trova in via Porta di Castro, a pochi passi dal popolare mercato di Ballarò, all’interno dell’appartamento dei giornalisti Valeria Giarrusso e Giuseppe Cadili, scoperta casualmente durante la ristrutturazione dell’appartamento.
Una stanza blu nel cuore di Palermo, in cui il tempo sembra essersi fermato, un luogo da Mille e una Notte che narra una storia fatta di simboli e rituali magici e che ha già destato l’interesse di studiosi di varie parti del mondo.
L’origine degli affreschi che arricchiscono questo luogo da Mille e una notte è stata ricostruita da tre studiosi dell’università di Bonn, che ne hanno svelato la data di realizzazione e le finalità. Uno studio certosino, grazie al quale finalmente è stato possibile ricostruire parte dei simboli di questa camera delle meraviglie, che la coppia di giornalisti ha scoperto durante i lavori di restauro dell’appartamento.
La scoperta è di quelle ghiotte, perché la stanza blu risalirebbe al diciannovesimo secolo sarebbe una camera segreta, in cui avrebbero avuto luogo riti magico-esoterici e di carattere massonico. Un luogo appartato, lontano dai clamori della piazza. Un Tempio in piena regola in un anonimo palazzo di Palermo: insomma, un luogo in cui il suo proprietario, quasi certamente un occultista o un mago, avrebbe compiuto riti iniziatici, legati alla Massoneria, ma anche all’esoterismo islamico. Un mix apparentemente contrastante, ma così non è perché esistono testimonianze, anche se frammentarie, di rapporti fra la massoneria stessa e circoli spirituali islamici, anche di filosofia sufi (il sufismo è per dirla in breve proprio l’esoterismo islamico).
Nel corso della serata verrà proiettato un altro video, della durata di circa quattro minuti, anch’esso realizzato dal regista Militello nel quale si potranno ammirare la stanza araba, i saloni dai soffitti liberty ed i pavimenti in maiolica. Faranno da suggestiva cornice le coreografie della maestra Marina Kovelenova ed i balletti della danzatrice classica Debora Mascari, sulle note di un brano musicale scritto da Giuseppe Mazzamuto.
