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Cinque domande al vostro albero – Seconda puntata

Nautica e Diporto

Cinque domande al vostro albero – Seconda puntata

Questo articolo è stato gentilmente fornito da www.giornaledellavela.com

Continua il nostro viaggio alla scoperta dell’albero (qui la prima parte), per capire davvero come funziona e riuscire a regolarlo al meglio!

A cosa servono le crocette?
Il loro compito è duplice: trasferiscono alle sartie una parte degli sforzi dell’albero e servono per allontanarle dall’albero in modo da aumentare o diminuire l’angolo di incidenza dei cavi sull’albero. Il numero e la larghezza dipende molto dal piano velico. Per capire meglio come vengono pensati gli armi bisogna valutare sempre che, a parità di albero e barca, se ci sono poche crocette esse saranno più lunghe e probabilmente le lande saranno in falchetta; una situazione che di norma porta a un albero meno regolabile e un piano velico con una bassa sovrapposizione o con un genoa meno chiuso sul canale. Se invece ci sono più crocette, esse saranno corte con un angolo di sartie più piccolo. Le lande saranno in coperta, la sovrapposizione del genoa maggiore e soprattutto la vela sarà più chiusa.

Quindi cosa comporta avere più o meno crocette?
Il numero di crocette dipende dalla lunghezza dell’albero, dalla larghezza dello scafo e da una lunghezza massima delle stesse crocette. Una barca da regata tenderà ad avere più ordini di crocette corte, per privilegiare la regolazione del fiocco e la chiusura del canale. Una puramente da crociera, invece, deve privilegiare un armo più semplice e versatile, quindi con meno crocette ma di lunghezza maggiore. In questo modo si potrà trovare l’attacco delle sartie in falchetta con un maggior vantaggio per l’utilizzo degli spazi a bordo.

Cosa sono le crocette aquartierate?
Un albero per rimanere in piedi deve avere quattro vincoli: due sartie, strallo e paterazzo. Per evitare che quest’ultimo sia strutturale e fare in modo che svolga solamente la funzione da regolatore di flessione, le crocette vengono inclinate verso poppa, quindi le sartie in coperta sono fissate a poppavia dell’albero. In questo modo riescono a garantire oltre la resistenza laterale anche quella longitudinale agli sforzi dell’albero. Su alcune barche l’angolo di quartiere delle crocette è tale per cui non viene previsto il paterazzo. Lo svantaggio di queste soluzioni però è la difficoltà ad aprire completamente la randa in andature portanti.

Cosa sono le diagonali?
Le crocette, come detto, servono per allontanare le sartie dall’albero e caricare in compressione lo stesso. Per limitare tale carico, dalla base delle crocette, in prossimità dell’albero, partono ulteriori cavi, detti appunto diagonali, che corrono fino all’attacco con la sartia. Il loro compito è quello di diminuire la compressione sull’albero scaricando le forze in coperta.

Il paterazzo e lo strallo di prua influiscono sull’albero?
Certamente, e ogni loro regolazione influisce una sull’altra e sulla forma della vela. Il paterazzo, come lo strallo di prua, è di norma un cavo d’acciaio. Parte dalla testa dell’albero fino a poppa della barca. Lo strallo di prua invece può partire da più punti dell’albero e correre fino a prua. Il paterazzo è più facile da regolare ed esistono diversi modi che consentono di modificarne la tensione. Entrambi quindi influiscono sulla tensione dell’albero e di conseguenza sulla forma delle vele. Un esempio pratico con tanto vento: si cazza il paterazzo in modo da spostare la testa dell’albero verso poppa e flettere la parte centrale verso prua. Questa regolazione permette di appiattire (smagrire) la randa. Se allo stesso tempo si aumenta la tensione dello strallo di prua, si ottiene uno spostamento indietro della testa dell’albero che permette di eliminare l’effetto di catenaria e quindi appiattire la vela di prua nel suo ingresso.

Il Team Editoriale di Searound Magazine vi da il benvenuto.

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